Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 248-249
Su la porta della cucina c’era Efisina, la servetta che tutti chiamavano «sa dottoredda» perché aiutava Don Tommaso in ambulatorio e andava nelle case a far le iniezioni.
p. 249
Finse di volerle mordere il collo e rise facendo scuotere le sue treccine legate in cima con due nastrini, uno verde e uno rosso, contro il malocchio.
p. 249
ldquo;Le avevano insegnato a salutare, e che quelle doveva chiamarle Donna, e lei salutò, ma disse zia&rdquo
p. 249
ldquo;Aveva gli stessi occhi della zia Olivia e i denti bianchi e piccoli. Finse di volerle mordere il collo e rise facendo scuotere le sue treccine legate in cima con due nastrini, uno verde e uno rosso, contro il malocchio”. p. 249 (vedi anche colori)
p. 249
Le avevano insegnato a salutare, e che quelle doveva chiamarle Donna, e lei salutò, ma disse zia.