Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 219
Il sottobosco, oltre che di grandi roveti, era ricco di corbezzoli che, dopo la fioritura del primo autunno, si era caricato di frutti rossi, saporiti e freschi, ancora bagnati di rugiada.
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Il sottobosco, oltre che di grandi roveti, era ricco di corbezzoli che, dopo la fioritura del primo autunno, si erano caricati di frutti rossi, saporiti e freschi, ancora bagnati di rugiadaSi udivano le loro voci allegre e forti mentre le schegge bianche sprizzavano , diffondendo intorno l’odore del legno fresco. […] Questi uomini, neri per la sottile polvere di carbone e che era penetrata nei loro pori fin dall’infanzia, si aggiravano silenziosi tra i toscani dal viso rubicondo e dalla parola sonora.
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Passava molto tempo prima che la legna verde cominciasse a bruciare e dagli sfiatatoi uscisse il denso fumo azzurrino. […] Ogni carbonaia bruciava per due o tre settimane, a poco a poco la legna verde si trasformava in brace sotto la coltre di terra, e senza consumarsi si spegneva, diventava carbone come se i rami, tagliati a pezzi uguali, si fossero fossilizzati sotterra. […] Su un ramo verde, lungo un braccio e non più grosso del pollice incideva col coltello una tacca bianca per ogni giorno che passava.
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Avevano quell’rate nel sangue e la pelle imbevuta dalla nera polvere impalpabile.
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I più poveri a Norbio, quelli che non avevano altro che le proprie mani, un pennato, la scure e il coltello da tasca, fabbricavano carbone da innumerevoli generazioni.