Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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L’anziano finanziere, alle domande del quale Angelo rispose sempre con calma e assennatezza, lo mise al corrente di alcune operazioni finanziarie e gli confidò che finalmente, dopo anni di incertezza e di violenti contrasti, andavano maturandosi le sorti della Tunisia; come in Italia gli ambienti più sensibili al problema tunisino si facessero attenti, e come si cercasse di creare nel paese una serie di imprese italiane che equilibrassero l’influenza francese. In questo lungimirante disegno – disse Ghiani Mameli tirandosi i favoriti e fissando i suoi occhi da felino in quelli innocenti di Angelo – rientravano sia l’acquisto della ferrovia Tunisi-la Goletta, sia il potenziamento della miniera Gebel Ressas, promosso appunto dallo stesso Ghiani Mameli e favorito dall’onorevole Cocco Ortu e da Pasquale Umana, politicamente vicini a Crispi, l’«astro nascente della politica italiana, che avrebbe colmato il vuoto lasciato dal compianto Camillo Benso di Cavour».
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C’era anche il vecchio Sisinnio Casti, il cieco, con i leggeri capelli bianchi e il viso rosso coperto di cicatrici.
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C’era anche il vecchio Sisinnio Casti, il cieco, con i leggeri capelli bianchi e il viso rosso coperto di cicatrici.
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laquo;Se non ci fosse la malaria! Ma qui è peggio che in Maremma.»
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Il sottobosco, oltre che di grandi roveti, era ricco di corbezzoli che, dopo la fioritura del primo autunno, si erano caricati di frutti rossi, saporiti e freschi, ancora bagnati di rugiada.