Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 208
Aveva preso solo una tazza di caffè quella mattina, ed erano già le dieci, come si poteva vedere nel grande quadrante bianco della pendola appoggiata alla parete.
p. 208
Renato Granieri, che era diventato un po’ il capo dopo la morto di Àntola, specie dopo l’incendio, ed era anche un poco suo amico, lo aveva guardato col duro viso impassibile e dando un’occhiata di sbieco al soffitto aveva detto: «Dio boia!». La gente intorno si era affrettata a segnarsi. Ma quella bestemmia, tante volte udita in bocca ai toscani, quella volta gli sembrò diversa: la sentì più sincera, più giusta di una preghiera.
p. 208
La gente intorno si era affrettata a segnarsi. Ma quella bestemmia, tante volte udita in bocca ai toscani, quella volta gli sembrò diversa: la sentì più sincera, più giusta di una preghiera. […] A Norbio, paese di gente semplice ma non remissiva e sottomessa, il suicidio era sempre stato abbastanza frequente.
pp. 211-212
La poppa era turgida, bianca e il candore del seno contrastava con il color bruno delle mani e del viso. Maria Cristina era avvolta nei pannolini e coperta da un lembo dello scialletto rosso a maglie larghe ch’era stato di Valentina.
p. 211
La poppa era turgida, bianca e il candore del seno contrastava con il color bruno delle mani e del viso.