Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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ldquo;La levatrice la costrinse a stendersi di nuovo, le cacciò in bocca un fazzoletto pulito perché non si mordesse la lingua, si lavò le mani nella catinella, chiese altr’acqua, le impose di raccogliere tutte le sue forze e la prese per i polsi&rdquo
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Tra le palpebre socchiuse, vedeva la faccia di Sofia, di Verdiana e quella rossastra della levatrice, ma con lo stesso ritmo del proprio respiro la luce che inondava la stanza si alternava al buio fondo.
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Intravide una forma rossa, sanguinolenta in mano alla levatrice, qualcosa che somigliava a un coniglio appena scuoiato.
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ldquo;Le misero il suo abito di nozze color tortora e la composero giù, nello studio di Don Francesco. Tra le mani incrociate sul petto, teneva il piccolo rosario di madreperla. Il giorno dopo ci furono i funerali. La bara bianca e leggera fu portata a spalla dai boscaioli&rdquo
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Valentina era stata messa dentro la terra color tabacco che aveva accolto pochi mesi prima zio Raimondo Collu.