Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 175
Si portava il suo rosario di madreperla e recitava come le altre donne qualche requiem e il de profundis, e, prima di andarsene, vincendo la ripugnanza e facendosi forza, toccava la fronte, le mani incrociate sul petto del morto, e sentiva dentro di sé quella immobilità, quel freddo di pietra, che non l’aiutavano a penetrare il mistero, ma lo rendeva ogni volta più oscuro e angoscioso.
pp. 175-176
Per lei la morte era quello che le aveva insegnato la religione, un trapasso dalla vita terrena alla vita eterna, che non riusciva a figurarsi come fosse, così che della morte coglieva solo l’aspetto più evidente, l’immagine concreta della definitiva assenza. Aveva visto pochi morti: a Bosa, sua madre e un giovane annegato nel fiume; a Norbio, solo persone estranee. Valentina aveva orrore dei morti e al tempo stesso se ne sentiva attratta e quando moriva qualcuno del rione Funtanedda o Sant’Antonio andava a «rendere omaggio». Ma la vera ragione che la spingeva ad andare era il bisogno di vedere, come se la vista del cadavere potesse, in qualche modo, aiutarla a penetrare il mistero della morte. Si portava il suo rosario di madreperla e recitava come le altre donne qualche requiem e il de profundis, e, prima di andarsene, vincendo la ripugnanza e facendosi forza, toccava la fronte, le mani incrociate sul petto del morto, e sentiva dentro di sé quella immobilità, quel freddo di pietra, che non l’aiutavano a penetrare il mistero, ma lo rendeva ogni volta più oscuro e angoscioso.
p. 176
Era disteso su una stuoia di sala davanti al camino ancora acceso, e stringeva nella destra la sua pipetta dal lungo cannello. […] Si segnò e aspettò in ginocchio, china su di lui. […] Ci andò anche Sofia e, inginocchiata sul pavimento di mattoni, stette a pregare insieme a Valentina.
p. 177
laquo;Ci sarà una gran fioritura di mandorli» aveva detto zio Raimondo pochi giorni prima di morire; e anche quella volta la sua anima profetica aveva visto giusto. Tutti i mandorli di Balanotti fiorirono in una stessa mattina. […] A quel tempo, a Norbio, il mandorlo era ancora un albero esotico. […] Nel giardino di casa coltivava tulipani importati dall’Olanda e rose della Riviera e del Luxemburgo, e nei suoi piccoli appezzamenti di poche are, c’erano mandorli importati dall’oriente e aranci siciliani.
p. 177
Appena il giorno prima sembravano morti, bruciati dal freddo, così grigi e contorti. Solo un occhio esperto avrebbe potuto scoprire le piccole gemme dalla punta rosata.