Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Valentina stava vicino all’acquasantiera, ancora al braccio di suo padre, all’altezza del presepio: ascoltava oziosamente le voci stonate e lasciava errare gli sguardi sulle persone che aveva davanti a sé, individuò le sorelle, raggruppate accanto ad Angelo e Sofia vicino alla statua di Santa Cecilia, inginocchiati a una panca comune e immersi in preghiera. Lei non riusciva a pregare.
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Lei rispose al sorriso, con la testa vuota di pensieri, e chinando gli occhi si inginocchiò sulla sedia che qualcuno le aveva messo davanti: l’officiante teneva l’ostia alzata sopra la testa calva, che luccicava alla luce dei ceri.
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L’organo, mentre le voci tacevano, riempiva la chiesa di suoni vibranti. Quando sollevò di nuovo gli occhi, il prete teneva ancora l’ostia alzata. Valentina si segnò tenendo tra le dita la crocetta d’argento del suo rosario di madreperla. […] «Esauditeci, Signore onnipotente e misericordioso…» Il prete ora stava leggendo l’Epistola: «Fratelli miei: che le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché l’uomo è il capo della donna, così come Cristo è il capo della Chiesa, che è il suo corpo…».
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ldquo;Donna Luisa Loru prese la lanterna dalle mani del cocchiere Fideli, che serviva Antioco Loru ormai da anni, l’alzò per vedere in faccia Valentina, e volle baciarla sulle guance&rdquo
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Il pavimento della chiesa era tutto bagnato e sporto di una poltiglia di neve e di fango nerastro.