Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 123
Lo disse, e intanto pensava alla vallata del Leni e del Narti, ai boschi deserti com’erano sempre nelle giornate di festa, al silenzio vegetale rotto solo dallo sfrascare rapido delle ali dei colombi, dal trepestìo fugace del muflone o di qualche maiale staccato dal branco.
pp. 123-124
laquo;È la festa di Santa Barbara!» «Santa Barbara si festeggia con gli spari» disse lui mettendo il piede nella staffa.
p. 124
A un gesto di diniego di Sofia corse in casa e tornò con un sacchetto di lino: pane nero, formaggio, olive in salamoia, una bottiglia di vino. Mise tutto nella bisaccia legata dietro la sella e aprì il portone. […] Quelli che vanno alla prima messa: donne anziane e vecchi con le loro facce color sughero, corrose dal tempo, le mani simili a radici secche, ma tutti col vestito della festa; gli uomini con la camicia pulita, le donne con i bottoni d’oro e il rosario alla cintola.
p. 124
I giovani vanno alla messa grande. Di casa, ancora spettinate, escono a quell’ora solo le ragazze che vanno a prender l’acqua alla fontana.
pp. 124-125
ldquo;Le sole persone con cui si fermasse a parlare erano i vecchi, per i quali nutriva un rispetto misto a un senso di pietà, che era affetto e essi lo ricambiavano. Gli piaceva parlare con loro. Li interrogava sui fatti antichi della loro giovinezza&rdquo