Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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Quasi contemporaneamente la beccaccia si levò tra i cespugli, si alzò col suo volo sghimbescio e zigzagante oltre la cima degli alberi. […] Così, essere riuscito a colpire a volo la beccaccia, uno dei colpi più difficili specie con un vecchio fucile ad avancarica, era bastato a dissipare i pensieri che fino a quel momento lo avevano angustiato. […] Spinse il cavallo sulla strada carreggiabile senza perdere d’occhio il cane che ogni tanto si fermava su tre zampe a guardarlo interrogativamente.
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laquo;Lei ha diritto di tagliare una certa percentuale dei piante, deve rispettare gli olivastri, non deve abbattere le piante in frutto; non deve distruggere il sottobosco… ».
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Un uomo alto e magro lavorava da solo con la scure ai piedi di un grande leccio.
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laquo;Salud!» gridò
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Per Angelo, ogni rumore era un’immagine. Poi intravide tra i cespugli e i tronchi ancora intatti, il bianco di quelli tagliati e le grandi ceppaie da cui emanava quell’odore inconfondibile di legna fresca. Vide anche i boscaioli. Indossavano la camicia di cotonina nera all’uso toscano, con i fianchi stretti da una fusciacca colorata.