Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 46
I beni erano elencati minuziosamente, in modo che non potessero sorgere equivoci: la casa di abitazione con tutto quel che c’era dentro, compresa la parte rustica, con i magazzini, la stalla col cavallo, gli attrezzi agricoli; l’oliveto di Balanotti, con la casa rustica e tutto ciò che la casa conteneva; l’agrumeto e i frutteti di Lughéria, con le rispettive case, mulini ad acqua e attrezzi agricoli; le terre da semina di Saboddus e Acquacotta.
p. 48
Non soltanto perché era il padre di Francesco, Margherita e Carmela, ma perché era simpatico, giovane e senza colpa come loro, quell’uomo alto e magro, con i capelli e la barba neri che lo facevano somigliare al Presidente Lincoln, di cui Angelo aveva letto la tragica fine in un libro che Don Francesco gli aveva regalato dopo ch’era scappato dal seminario di Ales.
p. 48
Erano due belle bambine, anche se un po’ superbe e contegnose, con quei capelli castani sciolti sulle spalle e grandi occhi stellanti.
p. 49
Si levò la mantiglia di seta nera e andò a riporla, si avvolse la testa con un fazzoletto giallo dei giorni di lavoro e andò a prendere in granaio un mezzo sacco di grano; lavò il grano accuratamente e lo mise ad asciugare in due grandi canestri, in cortile, davanti alla porta della cucina.
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Si levò la mantiglia di seta nera e andò a riporla, si avvolse la testa con un fazzoletto giallo dei giorni di lavoro e andò a prendere in granaio un mezzo sacco di grano; lavò il grano accuratamente e lo mise ad asciugare in due grandi canestri, in cortile, davanti alla porta della cucina.