Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
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C’erano anche cani e cavalli, e due carri a buoi, che si mossero cigolando su per lo stradone troppo stretto dietro al canonico Masala, l’Arciprete, che montava un cavallo e indossava i paramenti neri e gialli dei servizi funebri.
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Sedeva in groppa su di una coperta da scuderia piegata in quattro, col suo vestito delle feste, la mantiglia di seta nera sui capelli, e col braccio destro cingeva la vita di Angelo, che stava in sella diritto e fiero. Dall’alto vedevano la gran processione d’ombre bianche che si piegava al minimo soffio di vento.
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Dall’alto vedevano la gran processione d’ombre bianche che si piegava al minimo soffio di vento.
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La lampada votiva che era accesa sul canterano palpitava e illuminava debolmente le immagini dei Santi. Come in sogno, andò vicino al canterano, appoggiò le mani al ripiano di vecchio legno tarlato, si inchinò e dopo essersi segnata cominciò a pregare.
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Lo scoprì di nuovo, quando fu sola, per guardarlo ancora una volta e mettergli tra le dita una corona benedetta col crocefisso di metallo.