Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 37
Col sonno, l’idea degli spiriti cominciò a prender forma: erano una nebbia bianca che passava attraverso le fessure delle porte chiuse, attraverso le commessure del pavimento di legno del piano superiore e, come fumo, invadeva tutta la casa di Don Francesco Fulgheri; e lei, attraverso quel fumo lattiginoso ma trasparente, vedeva gli oggetti.
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Poi si afflosciava sulla sedia; mani invisibili lo sorreggevano, lo portavano via, fuori dalla cucina, disteso con i piedi in avanti, come si portano i morti.
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Circondata da quel fumo bianco, che si apriva al suo passaggio, si ritirò cautamente per evitare di vedersi riflessa nello specchio, scese al piano terreno senza nemmeno sfiorare gli scalini, senza toccare la ringhiera.
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Lo spettro si scrollava e spalancava i grandi occhi grigi.
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Lei fuggì via, volando, rapida come il pensiero, seguita dalla scia di fumo bianco e da un bisbiglio di voci simile a un fruscio di foglie secche.