La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Ella si riscuote, o meglio, ella rinviene da morte a vita; anzi per un momento credesi nel baratro della tomba. - Come le sembrava fosco quel luogo! Tetro! Orrido! - Ella tenta riaprire la paurosa pupilla, ma non osa, angosciata più che mai... Vede intorno a sé il regno dei bui fantasticamente coperti a lutto. Sono i regni della morte, pensa ella. - Tosto l'assalì un brivido e prova un gran ribrezzo. Avrebbe chiamato aiuto, ma non lo fa per paura che a lei rispondano gli spettri che la circondano.
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Le tue chiome erano crespe e brune come le ali del corvo e le tue tempie erano simili ad un pezzo di melograno... I tuoi occhi sembravano colombi presso ruscelli d'acqua, ed erano come lavati in latte e posti come dentro il castone di un anello.... Le tue labbra somigliavano un filo tinto d'iscarlato e stillavano mirra schietta.... Tu eri sì bella, colomba mia, eri sì bella ed eri amore.
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Però il Mago disse alla madre mia quando mi ha partorito, che io sarei perseguitato da Arimane, e il Mago non si poteva ingannare. Io t'odio, Arimane, io t'odio più della mia vita stessa.
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Come leoparda or ora chiusa in gabbia si studia crollarne le sbarre di ferro, così ella slanciatasi sulla porta, tentò con sforzi sovrumani atterrarla.
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Egli aveva dal Giudice d'Arborea un importante missione da compiere. Il Re d'Aragona, D. Pietro IV, avea divisato reintegrare nel dominio dei suoi Stati di Sardegna il Castello di Osilo mediante la cooperazione di Pietro III, suo amico, allora Giudice d'Arborea. Il giovane Ciro, ardimentoso guerriero, era stato appunto prescelto da quest'ultimo per siffatta spedizione.