Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
pp. 14-15
Lo vide trascinar fuori del porticato il leggero calesse, fare uscir dalla stalla Zurito dopo avergli messo la capezza, spazzolare il suo lucido mantello, togliergli dalla coda e dalla criniera qualche filo di paglia, poi gettargli addosso i finimenti guerniti di feltro giallo e di borchie di ottone, costringerlo a mettersi giusto tra le stanghe sottili e ricurve del calesse.
p. 15
Lo vide prendere nel palmo della mano un po’ di polvere nera, e farla scivolare nella lunga canna, poi metterci su lo stoppaccio e pigiarlo ben bene con la bacchetta.
pp. 16-17
Glielo aveva regalato Sir H.P., il baronetto inglese che per molti anni era tornato sempre a Norbio nella stagione della caccia e che, con i suoi segugi e il suo fucile, aveva sterminato cervi e mufloni dei boschi di Parte d’Ispi.
p. 16
Sapeva bene che Gerolamo si sarebbe vendicato non appena se ne fosse presentata l’occasione.
p. 16
Angelo lo aveva visto tante volte fare questa operazione: non usciva mai di casa col fucile carico a pallini; e si portava sempre dietro il suo bastone di manico di corno di cervo, di cui il ragazzo conosceva il segreto.