Milano, Feltrinelli, 1961
Il disertore
Giuseppe Desś
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La morfina non faceva più effetto, ma a volte, fantasticando sul filo delle preghiere e pensando ai morti, ritrovava il sonno. Si ricordò che non aveva pregato per Valentina e per zio Raimondo Collu. […] Come sempre, le preghiere le diedero un senso di calma. […] Sapeva che sua madre non accettava la morte. Aveva chiesto i Sacramenti tre giorni prima, e aveva ricevuto l’Estrema Unzione, ma non era rassegnata e il giovane prete ch’era venuto non aveva saputo trovare le parole.
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Non riusciva a pregare.
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Ora nella strada c’era più gente. Tentava di calmare il cavallo, quando si trovò la strada sbarrata da una piccola folla che andava litaniando dietro al vice parroco e alla croce processionale. Per un attimo, Francesco tentò di frenare, mentre la folla fatta di persone pratiche e poco fiduciose, data una sbirciata al di sopra della spalla, come a un ordine si aprì e lasciò in mezzo alla strada solo il prete e il chierichetto. Alcuni si segnarono invocando, senza molta convinzione, Gesù e Maria.
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laquo;Dipende da Dio» concluse il capraio. «Da Dio? … Che c’entra Dio!» Non aveva mai pensato a Dio. Dio non rientrava nemmeno nei ricordi della sua infanzia.
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Rassegnata lo lasciò andare formulando una preghiera.