Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 856
- Tu non mi vuoi rispondere! Altre volte però mi hai risposto. Vile, a me? Che ti ho chiesto, io, perché sia un vile? Ti ho chiesto i tuoi denari, forse? La tua roba, ti ho chiesto? O ti ho chiesto la tua persona? Ti ho chiesto solo amore, e amore tu mi hai dato; ma anche io ti ho dato amore; siamo pari; ci siamo scambiati il cuore. Ma tu volevi di più, da me: volevi la mia libertà e questa non te la do, no, perdio, perché la devo ad altri, prima che a te, la devo a mia madre, a mio padre, alle mie sorelle... Vile, a me? -, riprese rauco, delirante di rabbia per il silenzio di lei. - Eri tu che mi volevi vile; tu, che volevi farmi andare in carcere, tu che volevi legarmi a te come un cane al guinzaglio... Tu...
p. 857
Allora la vita parve tornare in lei; arrossì e non ritirò la mano ch'egli le stringeva forte, ma disse piano, con voce calma: - Ma questo tu lo sapevi bene; e se io ero ricca davanti a te povero, tu eri povero davanti a me ricca...
Anche lui arrossì: inghiottì la saliva, con disgusto, come inghiottisse un boccone amaro, e scosse la testa.
p. 858
Marianna sollevò gli occhi: vide il cielo tutto schiarito, d'un azzurro verdognolo, con la luna grande, rosea, sopra il bosco ancora grave d'acqua.
p. 858
Vedeva tutto rosso; l'acqua che lo inzuppava si mischiava al suo sudore e diventava calda; e gli pareva di essere tutto intriso di sangue, del sangue sgorgato dalla ferita terribile che Marianna con quella sola parola gli aveva scavato nel cuore.
p. 859
Fu Marianna che, precedendo il padre e il servo nella ricerca affannosa e correndo davanti a loro nel bosco come una cerva ferita, lo vide la prima.