Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 846
La luna splendeva nel mezzo del cielo d'un azzurro puro come quello delle albe estive e ogni filo d'erba esalava il suo odore più dolce; eppure di tratto in tratto il grido dell'assiuolo pareva il gemito del cuore della terra che fra tanta quiete si doleva d'una pena segreta inguaribile.
p. 847
Ma bastava un passo lontano, una pietruzza che rotolava, un uccello che si scuoteva nel sonno, perché anche lui si scuotesse e sobbalzasse nuovamente.
p. 847
Allora camminava e camminava, come un sonnambulo, lungo i sentieruoli grigi fra l'erba argentea, sopra l'ombra dei cespugli e dei fiori; e Marianna e Simone, con la loro passione fatta più di odio che d'amore, gli sembravano lontanissimi, ai limiti opposti del mondo; e anche lo sdegno stolto di Sebastiano, e l'umiliazione sua stessa e il suo rancore: tutto gli sembrava ombra.
p. 848
E ti ama, Marianna! Chi non deve amarti? Scendessero i giganti dal monte si piegherebbero davanti a te. Ma egli vuole imitare Bantine Fera: ed egli esagera; per imitarlo, gli corre davanti come il cane corre davanti al cavallo!
p. 848
E ti ama, Marianna! Chi non deve amarti? Scendessero i giganti dal monte si piegherebbero davanti a te. Ma egli vuole imitare Bantine Fera: ed egli esagera; per imitarlo, gli corre davanti come il cane corre davanti al cavallo!