Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 843
- Tu l'offendi! Tu! Che cosa sei andato a cercare in casa sua questa mattina a Nuoro, e che sei venuto a fare qui adesso? Perché non viene lui, il tuo compagno, invece di mandare te per suo messo? Ah, ha paura adesso, il valente uomo, ha paura... Non è più sola, la donna, perché egli possa avvicinarsi.
p. 844
- Non è certo da voi che vostra figlia possa sperare di veder aggiustate le sue cose. E tu, cugina, mandami pure via, se credi, chiama il tuo servo e aizzami il cane contro; ma io ti difenderò egualmente, contro te stessa, come si difende una pazza. E adesso ascoltami anche tu! Ascoltatemi tutti. Il gridare è inutile. Ma io mando a dire a Simone Sole che non si avvicini mai più in vita sua a te, Marianna Sirca: altrimenti, per il segno di questa santa croce, lo ammazzo come un cinghiale, come una volpe, che va dentro l'ovile.
p. 845
Sebastiano non insisté: andò a riprendere il suo cavallo, vi montò su e ripassò davanti alla cucina; e di nuovo la sua ombra oscurò la chiarità della luna. Poi il passo del suo cavallo risonò a lungo, nella serenità della notte.
p. 845
Costantino rattizzò il fuoco e nel protendersi il rosario - un piccolo rosario rosso che pareva fatto di bacche di agrifoglio - gli cadde dalla cintura battendo sulla pietra del focolare.
p. 845
- È questo, che noi ci dimentichiamo di Dio e che dobbiamo morire. Marianna, figlia mia, ascoltami: mi pare d'essere davanti alla morte e di parlarti libero delle cose terrene: ascolta, Marianna, non rovinare due cristiani.