Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
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Subito sentì un'ala gelata sbattersi alle sue spalle, come se il vento avesse spalancato con violenza la porta: davanti a lui Marianna s'era fatta bianca, riversando la testa indietro; pareva svenisse; tosto però si sollevò, col viso duro e fermo, di marmo.
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Il padre al contrario si sollevò, scuotendo le spalle per liberarsi del peso che lo schiacciava; si guardò attorno e tutto gli parve mutato, tutto devastato come se davvero una torma di grassatori fosse passata in casa di sua figlia portandovi la desolazione della morte.
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- Marianna!- balbettò, - un servo! Un servo! - ripeté rinfrancandosi. - Un bandito! E fosse almeno un bandito famoso, fosse almeno Giovanni Corraine!
- Per me è più grande di tutti gli uomini del mondo, - disse Marianna; e si piegò, col viso fra le mani, decisa a non combattere.
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Ma davanti a Marianna, pallida e ferma appunto come una morta, sentivano entrambi che ogni dolore, ogni ribellione era inutile. E questa era la cosa più terribile: l'impossibilità di combattere.
Tuttavia nella sua impotenza, l'uomo cominciò a fremere: gli pareva d'essere legato, sì, di essere vinto; ma c'era gente forte ancora, nel mondo, che poteva aiutarlo.
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Ed egli fece il giro del focolare e le si piegò accanto, ai piedi, come un servo, come un cane che le leccasse le mani.