Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
pp. 812-813
Smontò quindi davanti al portone chiuso e batté lievemente con la palma della mano, mentre il cavallino rispettoso si scuoteva a sua volta la neve dalle orecchie.
Fu Marianna stessa ad aprire, un poco pallida e stravolta. Vedendo il padre si ricompose e si fece da parte per farlo entrare.
- Ospiti ne volete?, - chiese lui benevolo e scherzoso, e anche pieno di rispetto, - date alloggio a un viandante.
Col suo gabbano lungo, la barba spruzzata di neve, la persona curva e il cavallino carico di bisacce, sembrava infatti una di quelle figure di fiaba che vengono dai boschi e non si sa dove vadano: e domandano ospitalità per provare il buon cuore della gente e compensarla poi con molta fortuna.
p. 812
Marianna era sana, era al caldo, tranquilla nella sua casa bene riparata, con la fedele compagnia della serva: stava come una regina sul trono, mentre le povere giovenche e i vitellini assiderati avevano bisogno di nutrimento e di cure.
p. 812
Il giorno dopo Natale, vedendo il tempo schiarirsi, zio Berte pensò che poteva lasciare la tanca per tornare a Nuoro e sapere che cosa desideravano da lui le donne.
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Zio Berte si affrettò a salutarla aspettando più da lei che da Marianna la buona novella: ma il viso di Fidela era duro solcato d'ombre nere, ed egli intuì subito che qualche cosa di triste era accaduto.
- Fidela! -, disse tuttavia con voce allegra scaricando le bisacce, - perché ti sei lasciata cadere la neve sulla testa?
E rise poiché la donna si portava istintivamente la mano ai capelli candidi che sfuggivano dalla sua cuffia nera.
p. 813
Là dentro viveva la sua Marianna, la sua unica figlia: come una santa di legno nella sua nicchia dorata.