Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 782
Simone si volse, senza staccarsi dalla roccia; aveva un viso cattivo; guardò lontano, fuori, con gli occhi metallici e sghignazzò; pareva gittasse un cenno di sfida al temporale; poi riprese a cercare: trasse una cartucciera che si strinse forte alla vita guardandovi su a capo chino; e quando l'ebbe aggiustata bene la spolverò col lembo della giacca di cuoio e parve sorridere alla triplice borsa che vi era applicata e sulla quale fiorivano primitive roselline gialle e rosse ricamate con la seta.
p. 783
Nella radura i lecci secolari, presi entro quella rete d'acqua, si agitavano come ragni enormi nelle loro tele.
p. 783
Era Costantino che lo seguiva come un cane finché lo raggiunse e gli si mise a fianco guardando davanti a sé taciturno con gli occhi fissi che pareva vedessero un punto solo lontano.
p. 783
Simone allungava sempre più il passo: arrivato alla radura si mise a correre come incalzato dall'istinto di mescolarsi agli elementi; il suo fucile e la giacca di cuoio, bagnati dalla pioggia, luccicavano nel grigio; in breve sentì la berretta pesargli sul capo e i capelli stillare acqua come l'erba del prato; eppure respirava con un ansito di sollievo; gli sembrava di essere come quella mattina nel bagno, col nome di Marianna che gli sgorgava dal cuore e rombava col tuono riempiendo di rumore il mondo.
p. 784
Una donna a cavallo, coperta tutta da un gabbano d'orbace, s'avanzava lentamente, staccandosi dal paesaggio fantastico di nuvole che faceva da sfondo alla sua figura.