Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 751
Gli uomini dormivano nella cucina, tutto era silenzio, scintillìo di stelle, canti di grilli come quella sera della seconda visita di Simone: ella desiderava di addormentarsi così sulla soglia; le pareva di essere come ubbriaca, ubbriaca di tutta quell'aria bevuta in quei giorni, di quel tepore di primavera.
p. 751
Dapprima fu il monte d'Oliena, bianco, fatto d'aria, poi i monti di Dorgali a destra e quelli di Nuoro a sinistra, azzurri e neri; e d'un tratto tutto l'orizzonte parve fiorire di nuvole d'oro.
p. 751
E subito al velo d'oro che si stese dai monti alla Serra parve sovrapporsi un altro velo, una rete di perle che tremava sopra tutte le cose e le rendeva più belle, vive nel sogno.
p. 753
Che cos'è? La voce di lui o la voce della tanca animata dal canto degli usignuoli, scossa dal vento lieve che accompagna il sorgere della luna quando ogni foglia si agita lamentandosi, non si sa di che, forse di non potersi staccare e volare, forse di doversi un giorno staccare e cadere; e l'ondulare e il risonare del bosco e del vento par che ripetano l'ondulare e il risonare dell'oceano stretto nei suoi lidi e sbattuto invano da un limite all'altro della terra.
p. 753
Se volevo farti del male venivo coi miei compagni e ti legavo come un agnello, e ti portavo sulle spalle, e sterminavo tutto intorno se non mi lasciavano passare...