Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 736
La luna rossa sorgeva come un fuoco tranquillo fra i soveri laggiù in fondo alla radura, illuminando i prati con un chiarore sanguigno; la donna, col suo corsetto di scarlatto reso più vivo dalla luce della fiamma del focolare, splendeva in mezzo alle figure degli uomini come la luna fra i tronchi.
p. 736
E lei prese il sale fra le dita, e con la stessa gentilezza con cui aveva mischiato le foglie dell'alloro al sangue, lo sparse pensierosa, a testa china, sull'arrosto fragrante.
p. 736
Pareva compiessero un rito, il servo rigido, con la barba nera quadrata di sacerdote egiziano, lei pallida e fina nel fiore di melagrano del suo corsetto.
p. 737
Così Dio mi assista, a quanto tu racconti egli è un sagrista, non un bandito, - disse Sebastiano, che guardava sempre Marianna, facendole dei cenni come per invitarla ad aiutarlo nella sua beffa; - e che ha fatto, di grazia, per uscire nel bosco? Ha ucciso un gatto?
p. 737
- Un piccolo frate, così Dio mi aiuti! E come crede in Dio quello! Prega sempre e tiene un mucchio di reliquie sul petto. Vista la chiesa, di lontano, s'inginocchia, e il bello, fratelli cari, è che prega per me, non per lui! Eppoi è ricco, figlio unico: la madre è la donna più benestante di Ottana, e gli dà tutto quello che lui vuole. Ma egli vive come un povero, e digiuna fino a farsi venire la febbre.