Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 104
Era una notte limpidissima di luna; il vento passava sull'alto degli alberi, suscitando un fremito sonoro e continuo; ma dentro il bosco, sotto i soveri, non si muoveva una foglia.
p. 104
La luna passava tra i rami, limpida, tranquilla; negli sfondi d'argento altri profili di boschi si disegnavano neri come montagne.
p. 105
- Ebbene, sì, - proseguì Elias, sempre più disperato e irritato, - sì, sono venuto per chiedervi ancora consiglio, e sono certo che il vostro consiglio sarà buono; e sono venuto per chiedervi aiuto e sono certo che voi, per impedirmi di tornare a Nuoro finché la tentazione non avrà cessato di tormentarmi, sarete capace di legarmi, di nascondermi; ma cosa ne so io se potrò seguire il vostro consiglio, se mentre mi legherete non cercherò di mordervi le mani e di scappare e andare a fare quello che vuole il demonio?
p. 105
Gli parve che Elias Portolu, quel ragazzo bello e debole come una donna, nell'ora della bufera si rifugiasse in lui come l'agnellino sotto il sovero.
p. 105
Come altre volte Elias sollevò gli occhi spalancati, spauriti e smarriti, incontro agli occhi di cinghiale del vecchio, selvaggi eppur dolci ad un tempo: e zio Martinu sentì scuotersi quel suo cuore di pietra.