Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 79
In cucina la madre della sposa e un'altra parente preparavano la cena: zia Annedda andava e veniva, dal cortile alla cucina, dalla cucina alla camera di Elias, in punta di piedi, bianca e calma in viso.
p. 79
Che Elias doveva migliorare ella lo sapeva: credendo ch'egli avesse «preso qualche spavento» gli aveva preparato e fatto bere un'acqua speciale, poi gli aveva appeso al collo una medaglia santa, aveva acceso la lampada a San Francesco, e infine aveva pronunziato le parole verdi, scongiuro per sapere se il malato doveva vivere o morire. Le parole verdi avevan risposto ch'egli doveva vivere; San Francesco sia lodato e Dio sia benedetto in tutte le sue sante volontà.
p. 81
Grandi corvi lenti e melanconici solcavano il cielo pallido; l'erba di autunno rinasceva sulle stoppie annerite dalle abbondanti piogge cadute ultimamente.
p. 82
Cominciarono col parlare di cose indifferenti; di ciò che aveva fatto zio Martinu in tutto il tempo che non s'era lasciato vedere, delle pecore, degli agnelli, d'un toro che era stato rubato in una tanca vicina.
p. 84
Non sono più un ragazzo, è vero, ma non ho poi trent'anni come quel pastore che vendette la sua greggia e che si fece prete in meno di tre anni.