Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 55
Addio. I cavalli trottano, galoppano, scendono e salgono per i verdi avvallamenti della montagna; la buona e fiera tribù dei parenti e dei devoti di San Francesco torna alla sua piccola città, lassù, dietro le fresche chine dell'Orthobene, torna al suo lavoro ai suoi ovili, alle sue messi, alla sua vita dura. La festa è finita.
p. 55
Zio Portolu recava zia Annedda in groppa al suo cavallo, e Pietro la sua fidanzata.
p. 55
La cavalla seguita dal puledrino era montata da zio Portolu e da zia Annedda: Pietro e Maddalena avevano un cavallo molto mansueto, magruccio e deboluccio.
p. 56
Elias sentiva gli spari tuonare, percorrer la valle, ripetersi nelle verdi lontananze e tornar rimbalzati dall'eco: sentiva voci lontane, sfumate nella quiete meridiana; il gorgheggio di qualche fringuello, il mormorio dell'acqua corrente; e i suoi sensi si calmavano nella prima dolcezza del sonno, quando una visione gli apparve.
p. 56
Si svegliò tremando: era solo e l'acqua mormorava, e gli uccelli gorgheggiavano; ma non si udivano più né spari, né voci.