Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 46
La vigilia della festa arrivò molta gente da Nuoro e dai paesi vicini; da Lula specialmente, per il sentiero erto, incassato nella montagna fra luminose macchie di ginestra fiorita, scendevano lunghe file di donne vestite d'un costume un po' caricaturale, con la testa esageratamente allungata da una cuffia sottoposta al gran fazzoletto frangiato, con le pesanti gonne d'orbace cortissime, con lunghi rosari incatenati da strani ornamenti d'argento.
pp. 46-47
- Ebbene, abbaiate pure, cani rognosi, sparlate pure, egli s'infischia di voi, egli sta meglio del Papa. E anch'io mi farò prete.
Tutti risero. Egli disse:
- Perché ridete voi, pezzenti morti di fame, cani rognosi, animali, che altro non siete?
p. 46
- È molto allegro vostro figlio, zia Anné, guardate come è rosso. Come ride!
p. 47
- Anche le bestie ragionano, figlio del diavolo! E tu rispetta tuo padre, e ringrazia la presenza di questi amici e di questa colomba, altrimenti ti darei tanti schiaffi quanti capelli hai sulla testa.
p. 47
-Maddalena mia, io sono morto se non mi aiuti -, gridò Pietro ridendo.
- Colomba, aiutalo!- , disse zio Portolu con ironia; poi si volse di nuovo ad Elias e lo interrogò se davvero aveva parlato sul serio.