Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 41
S'udiva zio Portolu raccontare che aveva fatto tutto il viaggio con la pecora, già promessa a San Francesco, legata sulla groppa del cavallo.
- Era la mia più bella pecora! -, diceva al priore. - Così di lana lunga. Eh, zio Portolu non è avaro.
- Va al diavolo! - gli rispondeva il priore. - Non vedi che è una pecora canuta, vecchia come te!
p. 41
- Dove vai, Elias! - gridò Pietro raggiungendolo.
- Vado a guardare i cavalli: lasciami andare! -, egli rispose quasi rudemente.
- I cavalli sono accomodati. Perché sei di malumore, Elias? Ti dispiace che sia venuta Maddalena?
-Macché! Perché mi dici questo? -, chiese Elias guardandolo.
p. 42
Zio Berte, seduto per terra accanto al focolare, arrostiva un agnello intero infilato in un lungo spiedo di legno. Egli si vantava che nessuno al mondo arrostiva meglio di lui un agnello o un porchetto.
- Andrò, andrò -, rispose a sua moglie, - lasciami prima aggiustare i conti con quest'animaletto.
- L'agnello è arrostito, Berte; va in cerca di tuo figlio.
- L'agnello non è arrostito, mogliettina mia: cosa te ne intendi tu? Oh che hai da dar consigli anche su ciò a Berte Portolu? Lascia divertire i ragazzi, del resto; essi devono divertirsi.
p. 44
Dal finestrino aperto su uno sfondo argenteo penetrava la frescura rorida dell'alba; zia Annedda e Maddalena, ancora assonnate, preparavano già il caffè.
p. 45
E mio figlio, questo bamboccio dagli occhi di gatto, dice che lo mette di malumore?