Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 37
I cavalli furono portati al pascolo; s'accesero i focolari; e la magnifica prioressa e le donne della tribù cominciarono a cuocere certe spaventose caldaie di minestra condita col cacio fresco.
p. 37
L'eco delle loro voci sonore si perdeva al di fuori, in quella grande solitudine, in quel silenzio lunare, fra le macchie sotto cui dormivano i cavalli.
p. 38
" Pane e formaggio a Jacu Maria Porcu? a prete Porcheddu? Tè, tè, ziriu, ziriu prendete"; e getta tutto ai cani, prete Porcheddu!
p. 38
Tutto taceva nella metallica quiete del pomeriggio; davanti a loro i monti pittoreschi di Lula si profilavano nitidi e turchini sul cielo puro, e in lontananza, tra il verde della brughiera, i cavalli correvano agilmente, inseguendosi in rapidi giri.
p. 39
- Non temer nessuno tu, figlia mia, colomba mia, non aver paura di nessuno: c'è zio Portolu qui, e se non basta zio Portolu, c'è anche la sua leppa.