Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 31
- Siamo tutti uomini, - concludeva filosoficamente, con accento persuasivo, - uomini voi e noi, e bisogna compatirci a vicenda. Oggi voi avete le spade e rappresentate il Re, che il diavolo lo fugga, ma domani? Ebbene, domani può darsi che rappresentiate un corno, e può darsi che zio Portolu allora vi sia utile. Perché io sono di buon cuore, ah, questo può dirvelo tutto il paese; come zio Berte ce ne son pochi. Ma anche i figli miei son di buon cuore; hanno il cuore come colombi.
p. 31
- Bisogna esser cristiani, bisogna compatire. Che Dio li perdoni!
- Eppoi è meglio star in pace con tutti. Il Signore comanda la pace, - rispose Elias.
- Che tu sii benedetto, Elias, tu hai detto una grande verità.
Ah, come si sentiva contenta zia Annedda quando il figliuolo parlava di Dio!
p. 32
I pastori lo ricevevano con devozione, e in ricambio davano quanto più potevano dei loro prodotti: alcuni anche denaro e agnelli vivi: altri promettevano di donare intere vacche che andrebbero ad aumentare gli armenti del Santo, già ricco di terre, denari e greggie.
p. 32
Pochi giorni prima della partenza, Pietro si recò a San Francesco col suo carro e i suoi buoi, e prestò gratis l'opera sua, assieme con altri contadini e muratori, alcuni dei quali lavoravano per voto.
p. 32
Zia Annedda, per parte sua, mandò una certa quantità di frumento dalla prioressa, e assieme con le altre donne della tribù dei discendenti dei fondatori della chiesa, aiutò a pulir la farina ed a fare il pane da portarsi alla novena.