Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
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Del resto, tutto il vicinato era abitato da gente onesta, da ragazze che frequentavano la chiesa, da famiglie di costumi semplici.
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Giorni lieti s'avvicinavano per la famiglia Portolu, di Nuoro. Agli ultimi di aprile doveva ritornare il figlio Elias, che scontava una condanna in un penitenziario del continente; poi doveva sposarsi Pietro, il maggiore dei tre giovani Portolu.
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I due giovanotti si rassomigliavano assai; bassotti, robusti, barbuti, col volto bronzino e con lunghi capelli neri. Anche zio Berte Portolu, la vecchia volpe, come lo chiamavano, era di piccola statura, con una capigliatura nera e intricata che gli calava fin sugli occhi rossi malati, e sulle orecchie andava a confondersi con la lunga barba nera non meno intricata.
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laquo;Che il diavolo vi pettini», diceva ai suoi capelli, torcendo il capo. «Neanche la lana delle pecore è così intricata!»
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La vecchia volpe aveva una gran voglia di gridare, di chiacchierare, e diceva cose inconsistenti.