Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 373
Si alzò appoggiandosi con una mano al bastone, e rimettendo l'altra su quella di Jorgj: ma adesso la diafana mano si volse e afferrò la mano nera ancora potente: i limpidi occhi che il dolore rendeva più vividi cercarono quelli del vecchio e parvero voler afferrare l'anima di lui come la mano afferrava la mano.
p. 373
Jorgj era pallidissimo, con gli occhi circondati come da un'impronta nera, ma vivi e brillanti.
p. 374
Ma una figura armata, preceduta da due cani allegri, apparve in fondo alla straducola, su, su, come emergendo dalla valle; si disegnò nera e grande sullo sfondo lunare, e cantando, accompagnata da un tintinnìo di catenelle, di sproni, di campanellini, attraversò la strada solitaria. Tutto il paese parve risvegliarsi; i cani abbaiavano, l'eco rispondeva, e la voce del dottore che andava alla caccia della lepre riempì di vibrazione il silenzio della notte.
p. 375
Attorno alla parola «amore» le altre della lettera si aggruppavano come pianeti intorno alle stelle fisse; e a lungo, nella notte serena, di cui l'aria profumata e la dolcezza lunare penetravano fino alla stamberga, Jorgj fissò il foglietto azzurro come una volta dall'orlo del ciglione contemplava il cielo stellato.
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Elias Portolu
Grazia Deledda
p. 1
Finalmente arrivò il giorno tanto atteso, specialmente da zia Annedda, la madre, una donnina placida, bianca, un po’ sorda, che amava Elias sopra tutti i suoi figliuoli. Pietro, che faceva il contadino, Mattia e zio Berte, il padre, che erano pastori di pecore, ritornarono di campagna.