Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 347
Il nonno era diventato pensieroso e pareva un altro uomo, col braccio appoggiato al fianco del cavallo, la testa curva.
p. 347
Quanti ricordi lungo la via, attraverso le brughiere dei monti di Lula, attraverso le macchie che lo avevano veduto fanciullo in groppa al cavallo del nonno, poi adolescente selvaggio, poi sposo accompagnato dalla sposa, anima lucente e inflessibile come l'acciaio; poi uomo incalzato dalle passioni più violente, l'odio, la sete di vendetta che spesso prende l'apparenza di sete di giustizia, eroe errante, cacciatore e selvaggina al tempo stesso, cuore d'aquila che sfugge al nemico, occhio d'avvoltoio che lo cerca... e adesso vecchio che aveva sepolto le sue passioni inutili e
pericolose come il mendicante ladro aveva sepolto il tesoro rubato...
p. 347
Neppure la morte di sua moglie, neppure il pericolo ch'ella aveva corso una volta nella foresta quando egli aveva urlato come un leone, l'avevano colpito come lo svenimento di Columba.
p. 347
- Ziu Innà, sentitemi. Lasciateci andare, abbiamo fretta di arrivare: se babbu Corbu ha da schiarire cose con voi, che egli rimanga; ci raggiungerà. Egli è ancora svelto.
p. 347
- Ziu Innà, sentitemi. Lasciateci andare, abbiamo fretta di arrivare: se babbu Corbu ha da schiarire cose con voi, che egli rimanga; ci raggiungerà. Egli è ancora svelto.