Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 335
Seppi che frequentava un ovile nei dintorni di San Francesco e andai a cercarlo fin là: vedendomi allibì e cercò di sfuggirmi ancora,ma io lo indussi a seguirmi fino al mio ovile; là lo legai come un cane e minacciai di andare a chiamare i carabinieri se non mi raccontava come erano andate le cose.
p. 337
Una sorella anziana, Maria Juanna, alta e dritta come un pioppo, e alcuni nipoti e cugini, tutti bei giovani agili irrequieti, avevano accompagnato lo sposo.
p. 337
L'uomo era felice, d'una felicità calma e serena. Vestito come un signorotto del medio evo, corpetto di velluto, sopragiacca ricamata, cintura con cartucciera, ghette e speroni, finché stava in sella o seduto su una scranna sembrava giovine e bello; ma appena si moveva l'incanto svaniva.
p. 338
Nel caldo meriggio i cavalli carichi di bisacce di lana a striscie bianche e nere scalpitavano pronti a incamminarsi; tutte le donnicciuole del vicinato, i parenti, gli amici e molti curiosi gremivano la strada, per assistere alla partenza degli sposi.
p. 338
Zio Remundu uscì a cavallo dal portone; i giovani parenti dello sposo montarono anch'essi sulle loro cavalcature, accomodandosi la berretta sul capo, il fucile sulle spalle, curvandosi poi per salutare gli amici improvvisati e i nuovi parenti che rimanevano in paese.