Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 325
Se mi aveste ucciso, quando ero in culla, avreste fatto meglio! Cosa avete fatto di me, dite, dite? Mi avete piegata in due, mi avete legata come un covone d'orzo... Be', adesso sarete contento; e anche sorella mia sarà contenta... Ci vedrete morire tutti e due, lui, il povero colombo, nella sua grotta scura, io laggiù, nella casa ricca di Zuampredu Cannas... Io camminerò ma sarò più paralitica di lui; finché cadrò come un frutto marcio. Allora sarete ancora più contento, voi... voi... voi... Seduto accanto al focolare deserto, solo come lo sparviero fra le pietre, direte: così va bene...
p. 325
- Basta, Columba! Taci una buona volta, o ti strappo di bocca quel serpente di lingua, Ah, - disse poi quasi soffocato dall'ira, scostandosi e battendosi la testa col pugno, - perché son vivo? Nemici ne ho avuto, da combattere, ma nessuno come te, nipote mia... Meglio m'avesse colto una palla in mezzo alla foresta, e i corvi m'avessero spolpato come una pecora...
p. 326
Senza più pronunziar parola sollevò di nuovo la mano e la percosse. Pretu sentì il rumore degli schiaffi e si sporse risolutamente sul muro gridando: - Lasciatela, lasciatela! Corvo!
p. 327
Una cosa la tratteneva ancora; il fermo proposito di condurre suo fratello a far visita al malato; ma il Commissario era restio, aveva paura di fare un atto grave, quasi compromettente, contrario ai principii d'imparzialità assoluta che si era imposto nell'andar a governare un paese di puntigli come Oronou.
p. 327
- Guai se piove, però! Viareggio si copre di fango, allora, e la pineta, coi monti che fumano come vulcani, mi sembra la landa del mio caro paese natìo: mi pare ci sieno anche i corvi...