Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 323
Il cielo si colorava sopra la straducola, in fondo alla quale si vedeva una lontana cima di monte rossa come un bocciuolo di rosa.
p. 324
Andò accanto al cavallo, gli palpò il fianco, tornò nel portico; le sue dita s'aprivano e si chiudevano come artigli, ed egli sembrava combattuto dal desiderio e dal timore di bastonare la nipote.
p. 324
- Sì, brutti sogni ho fatto! - ella disse; e tacque; poi riprese più forte: - tutta la mia vita è un brutto sogno! Bella Pasqua di rose sarà la mia: rose piene di spine velenose... Voi l'avete voluto... Voi... Voi... Voi...
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Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu! L'ho veduto io quel disgraziato; è piccolo piccolo, come un bambino paralitico; è dentro la sua tomba come un agnellino ferito...E voi gridate? Oh, gridate pure, come l'avvoltoio dopo che ha ferito l'agnello, ma Dio non paga giorno per giorno; e la punizione verrà!
p. 324
- Nulla mi hanno raccontato. Volete sentirlo? Ho veduto io con questi occhi... sì, sì... fate quel che volete, non vi temo più, babbu Corbu!