Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 315
laquo;Jorgj morrà; ecco perché il vento sibila e i cani gemono. Madonna mia del Consolo, egli s'è ammalato per colpa mia e una straniera bada a lui... una che non lo conosceva,che non lo ha veduto ragazzo, che non ha ballato con lui!...»
p. 315
- Da bambina ero cattiva, - pensa in un momento di lucidità cosciente. - Perché avevo piacere che la matrigna lo bastonasse? E adesso? È la stessa cosa. E Banna è cattiva con me, e il nonno peggio ancora...Noi lo abbiamo bastonato, il povero orfano: lo abbiamo ridotto così, entro quel letto, così piccolo, così giallo... E la straniera...
p. 316
Di nuovo si alza, respinge col piede il cestino da lavoro, torna alla porta. Il vento e i cani mugolano sempre più lamentosi; forse Jorgj muore...
p. 316
Il suo fazzoletto svolazza come un grande uccello nero, contro il muro; ma arrivata all'angolo della casa dove questa svolta verso il cortile di Jorgj, un colpo più furioso di vento la investe tutta.
p. 316
Una delle tante figure che la febbre faceva correre intorno a lui s'avanzava nella stamberga illuminata da un moccolino deposto accanto a Pretu, mentre l'ombra enorme del servetto copriva tutto il soffitto movendosi sfrangiata sulle pareti come un ragno mostruoso.