Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 304
Aveva troppo parlato; i suoi occhi s'erano cerchiati d'azzurro, la sua mano tremava; il sole salito sul letto gli portava la sua carezza quotidiana, ma da amico appassionato sembrava geloso della straniera e pareva prendesse gusto a far apparire le membra e il viso del malato in tutta la loro desolazione.
p. 305
Tre anni or sono ho piantato un melograno che dà già frutto. Lei sa come bisogna potare le piante? bisogna lasciar appena le ultime fronde. Avevo una pianta di oleandro selvatico, che a forza di cure ho fatto diventar doppio; fiori che sembrano rose. Accanto alla nostra casa abita un vecchio, un tipo curiosissimo, uno stregone, che invidiava il mio
oleandro e cercava di farmelo disseccare a forza di scongiuri; e come io ridevo, egli una notte penetrò nel mio orto, sradicò il mio oleandro e me ne piantò uno selvatico! Ma io mandai subito un servo nel poderetto dello stregone. Il servo trovò il mio oleandro trapiantato in un angolo ombroso e tutto recinto di siepi! La vita passa così, al paese! Quando non coltivo il giardino, leggo i giornali e le riviste che mi mandano i miei fratelli: o vado a far visite o aiuto mia madre a lavorare.
p. 305
Io ho già molto viaggiato, invece: dei miei fratelli uno è al Ministero degli Interni, l'altro è capitano d'artiglieria ed ha sposato una donna ricca ed elegante, e l'altro è Giovanni Mariano, quello che è qui: essi mi vogliono con loro un po' l'uno un po' l'altro, ed io oggi son qui, nel suo eremo, signor Giorgio, domani sarò a Roma, in estate ad Anzio od a Viareggio, in autunno di nuovo nel mio paese umido e monotono, circondato di paludi, di canneti, con un orizzonte quasi sempre livido solcato dal volo delle folaghe e di altri uccellacci migratori.
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Ho anche una sorella maritata ad un nobile del mio paese, e che rassomiglia molto a mia madre: economa, buona massaia, il suo più gran divertimento è quello di andare alle feste campestri od a quelle delle piccole città. È con lei che ci siamo recate l'anno scorso alle feste di Nuoro.
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Qualche volta le scriverò, dal mio paese, signor Giorgio! Ma anche da Roma le scriverò; non dubiti.