La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Quei suoi raggi d'oro si diffondevano nello spazio, si stempravano in mille colori svariati, e dispensavano ognidove i loro grandi benefizi. Il cielo si faceva ognora più azzurro e sembrava si atteggiasse a un sorriso,mentre la natura rallegrata dal canto degli uccelli, mostrava il suo aspetto gaio, lievemente indorato dai raggi del sole.
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Considerava i suoi vassalli quali vili arnesi della gleba cui senza posa doveano attendere per esclusivo suo bene.
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Correvano allora quei tempi barbari del Feudalesimo; i tempi degli orribili delitti, delle scelleratagini e delle più atroci vendette.- Quei secoli nei quali agiva incontrastata l'iniquità del potere – ove riputavasi legge il talento; virtù, la forza brutale dell'individuo.
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Era un continuo accorrere di uomini e di donne, di vecchi e di fanciulli, di signori e di plebei, di contadini e di artigiani; a piedi, a cavallo.
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Lo sposo, soddisfatti i suoi voti, teneva giulivo alle groppe del mansueto palafreno la fida compagna: ella si vedeva contenta del suo signore, però ansiosa che ormai Iddio le concesse un pegno del suo inalterabile affetto. Sparsi qua e là venivano dietro moltitudini di fanciulli bianchi e vispi come cerbiati - più lontano, vegliardi incalliti e ricurvi sui loro vincastri – e ancor più giù una massa bruna di vecchierelle vestite a gramaglia.