Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 260
Un Cristo nero guardava dal pulpito e pareva fosse lui a parlare.
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- Se non ve ne andate vi faccio rotolar giù come una bacca di ginepro...
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Dove volete che sia? A cavallo nella sua tanca. Andatevene, fatevi ficcare in uno spiedo.
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Qualcuno gli aveva gettato il laccio da lontano senza farsi vedere, come il piccolo mandriano che nei crepuscoli di primavera nascosto fra i cespugli getta il laccio al puledro indomito.
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Non essendo riuscito ad avere il sonette Pretu si contentava di certi minuscoli pifferi fatti da lui con grossi steli d'avena. Seduto sul ciglione sopra il quale s'apriva la porticina di Jorgj, egli suonava il motivo del ballo sardo o dei Gosos di San Francesco e il ronzìo della sua leoneadda si confondeva con quello dei mosconi.