Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 260
A un tratto sorrise, sotto la bisaccia, mentre il cavallo nel cortile, svegliatosi anch'esso dopo breve sonno, ruminava di nuovo l'erba, e qualche vago rumore vibrava tra il vento che andava calmandosi.
p. 260
Il gallo cantò ancora, ed egli si alzò, riaprì la porticina, andò a guardare il cavallo nel cortiletto silenzioso sotto le stelle verdognole che parevano scosse dal vento.
p. 260
laquo;Maledetti sieno i sette peccati mortali! Se vedo Martina Appeddu le rompo i denti e le dico: potevi fare a meno di tormentare quella ragazza. Va alla forca, vecchia cornacchia!»
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laquo;Io penso, babbu Corbu... che possa essere stato anche Dionisi Oro... Perché non fate cercare ancora?...»
p. 260
La corrente dei ricordi trasportava il vecchio; e come l'acqua dei fiumi al crepuscolo anche quei ricordi avevano riflessi azzurri e riflessi rossi, chiarori lattei e ombre nere...