Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 247
La luce moriva nel vano del finestrino e nella penombra della lunghissima stanza che pareva la stiva d'un bastimento gli oggetti prendevano aspetti fantastici; qualche paiuolo di rame rosseggiava fra le olle nere dell'olio, un sacco di farina d'orzo sorgeva bianco, in mezzo a tutto quel nero, come un fantasma panciuto.
p. 247
Ella non credeva agli spiriti e non aveva paura dei morti né dei vivi; eppure quella sera provava una certa inquietudine: i paiuoli rossi, il sacco bianco, le olle nere, il luccichìo metallico della salamoia, tutto le pareva alquanto strano.
p. 248
Egli legge nel suo libro e dice che Dio aiuta anche gli uccelli; ma è preoccupato, ve lo dico io! Sì, gli uccelli hanno le ali, e lui non ha neanche le gambe.
p. 248
- Al dottore, zia mia! Egli la vuol comprare per prendersi il gusto di litigare poi con Rosalia Nieddu, la matrigna del mio padrone, che canta sempre lassù come un gufo: ma se ziu Jorgeddu morrà, essa non canterà più, penso io. E voi che ne pensate?
p. 249
Era a cavallo, seduto fra due bisacce colme: un odore di erba e di latte cagliato si spandeva al suo passaggio.