Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 221
Pretu il servetto mi portava l'acqua, le provviste e i pettegolezzi del paese, dicendomi che tutti parlavano male di me: e come il ronzìo della conchiglia fa pensare al rombo del mare, le ciarle ingenue del ragazzo mi davano una vaga idea dell'onda di odio e di sospetto che mi circondava.
p. 222
Donne e fanciulle passavano davanti a me, sotto gli archi fantastici delle fiammelle gialle e verdi che illuminavano la strada: paesane rosse e nere come papaveri, borghesi strette nei loro vestiti bianchi a guaina, col viso nascosto da canestri di fiori...
p. 222
Bere un quarto, un quinto bicchierino di villacidru e guardare un mento delicato, bianco come l'alabastro al riflesso della luna, due grandi occhi scuri e lucenti come il mare di notte, una fronte fasciata dall'ombra fosforescente di un velo...
p. 222
Ella passava: era vestita di seta argentea, era piccola ed agile, e l'abito molle un po' largo alla vita disegnava le sue forme perfette.
p. 224
L'indomani, ieri mattina, tornò il nonno, che era andato all'ovile per vendere due giovenche a un negoziante di bestiame e portava a casa i denari.