Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 217
Solo verso sera uscii: la luna nuova tramontava sulla linea violetta dell'altipiano e dalla vallata salivano i tintinnii delle greggie e il zirlìo dei grilli; le voci umane tacevano, tutto era pace e dolcezza.
p. 218
Io mi irritavo contro questa piccola gente, poi mi irritavo contro me stesso per il mio inutile sdegno; e come da ragazzetto dopo la caduta da cavallo, me ne andavo nei dintorni del paese fino all'altipiano o scendevo giù nella valle spinto da un profondo bisogno di solitudine.
p. 218
Io percorrevo i sentieri più scoscesi, fra macchie d'arbusto e di ginestra, e il vento che mi batteva sul viso e sul petto mi dava l'impressione di una mano che cercasse di spingermi indietro, ma scherzosamente.
p. 218
Sebbene d'estate, il tempo qualche volta era fresco: soffiava il vento, il cielo sembrava il mare, sparso di nuvole immobili simili ad isole e a scogli argentei.
p. 218
Un giorno qualche mio compaesano cominciò a domandarmi come passavo il tempo in città, e le donnicciuole mi guardarono con diffidenza. Io pensavo sempre alla lettera anonima; qualcuno doveva aver sparso voci calunniose sul mio conto, ed io mi domandavo che cosa avevo fatto per giustificare la mia cattiva fama.