Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 210
Il canto degli uccellini mi sembrava un grido di gioia affievolito nel silenzio del paesaggio, e mi sentivo così felice che mi pareva di formare una cosa stessa con la natura.
p. 210
Ma io continuavo ad amar Columba per pietà; volevo trarla dal mondo ove viveva, mi sembrava che liberando lei dalle superstizioni e dalle miserie che la circondavano avrei cominciato a liberare tutto il mio popolo.
p. 210
Intanto per continuare gli studi vendevo la mia poca roba: questo mi diminuiva agli occhi dei miei compaesani e si diceva che spendevo i denari per divertirmi. Ogni volta che tornavo in paese mi si guardava con maggiore curiosità e diffidenza
p. 211
Anche il cavallino al quale tolsi il freno perché brucasse un po' d'erba si scosse tutto, guardò il sole calante e nitrì come per annunziare ai puledri che pascolavano in lontananza che anch'esso almeno per un momento era libero.
p. 211
Balzai in piedi un po' intirizzito e cercai con gli occhi il mio cavallo, ma non lo vidi; tutto era silenzio intorno; solo si udiva il rumore lontano del torrente e la stella della sera brillava già sull'orizzonte come una scintilla dimenticata dal sole.