Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 190
Ma io correvo come una lepre ed in un attimo fui sulla piazza, dove del resto passavo buona parte della giornata guardando come affascinato il panorama di valli grigie e verdi, le cascate di roccie, le pianure lontane e le montagne che chiudono l'orizzonte.
p. 190
Un giorno io ritornavo dall'attingere acqua quando vidi mio padre e un contadino di Nuoro salire la scalinata della piazza.
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Sapevo che mio padre doveva al contadino il fitto di una tanca; preso quindi da curiosità corsi giù per il viottolo, deposi i recipienti dell'acqua e corsi via.
p. 190
Il vento soffiava ininterrotto come sulla vetta di un'alpe, gli alberi mormoravano e grandi nuvole argentee passavano sul cielo di un turchino intenso.
p. 190
Mio padre era quasi sempre assente e non voleva che lo seguissi all'ovile perché desiderava che io studiassi per diventar notaio o prete. Quando non andavo a scuola vagavo per le strade del villaggio o litigavo con la mia matrigna, la quale forse conservava per me l'odio di famiglia.