Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
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La Comune di Sassari – antica borgata di Tàratì all'epoca del nostro racconto era cinta di mura, munita di torri e aveva quattro sole porte d'entrata e uscita. Essa era venuta sempre più popolandosi e fiorendo a motivo delle incessanti emigrazioni che si facevano daTorres, già distrutta e che si fermavano in quella. Talchè indusse l'arcivescovo Dorgodorio a trasferirvi la Sede, che fin lì erasi tenuta a Torres. - Ciò avvenne verso il 1278.
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Questa veniva ad essere il Monastero di San Pietro di Silchi posseduto dai monaci Benedettini in uno alla Villa, rinomata in quel tempo per la sua amenità e delizie.
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Porta Utzeri a quella tarda ora era chiusa e vigilata da una scolta. Uno di que' due uomini non appena giuntivi disse alcune parole all'orecchio della guardia, la quale tosto si accinse per aprirla e lasciò liberamente passare i sorvenuti. Essi fecero ancora oltre i tremila passi, poi si rifermarono in faccia ad una mole gigantesca. Questa veniva ad essere il Monastero di San Pietro di Silchi posseduto dai monaci Benedettini in uno Villa, rinomata in quel tempo per le sue amenità e delizie.
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Era una sala vastissima addobbata da stoffe nere e illuminata da molte torcie disposte sopra un'altare di velluto rosso. In questa campeggiava inalberata l'effigie del Redentore e a destra e a mancina di essa un gran numero di pugnali e di spade messi in croce. Nella sala stavano raccolti alcuni uomini di vestiti a bruno, con la maschera, pur essa bruna, sul viso, e seduti in diversi seggioloni. - Quel luogo inspirava terrore.
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Entrambi quegli uomini si trovarono in uno oscurissimo androne, che tenton tentoni vinsero fino ad arrivare un'altra porta, la quale si aprì anch'essa, non senza usare le cautele della prima.