Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 204
- Era giovane ancora! - disse Anania, calmandosi alquanto e fissando i capelli neri della morta. - No, non ho paura, zia Grathia, aspettate, restate un momento. Quanti anni aveva? Trentotto? Ditemi, - chiese poi, - a che ora è morta? Come ha fatto? Raccontatemi tutto. È stato qui il pretore?- Andiamo; ti dirò tutto, vieni, - ripeteva zia Grathia, dirigendosi verso l'uscio.
Ma egli non si mosse: guardava sempre i capelli della morta, meravigliandosi che fossero così neri ed abbondanti, ed avrebbe voluto ricoprirli col lenzuolo, ma provava una strana paura ad avvicinarsi nuovamente al cadavere.
p. 206
La vedova riprese il lume, riaperse l'uscio, lasciò passare Anania, e attese: così triste e nera, con quell'antica lucerna di ferro in mano, ella pareva la figura della Morte in attesa vigilante.
p. 206
Anania palpò a lungo, con tutte e due le mani, quella cenere nera che forse era l'avanzo di qualche ricordo d'amore di sua madre; quella cenere che aveva posato lungamente sul suo petto, sentendone i palpiti più profondi.
p. 206
Prima di toccarlo lo guardò quasi con diffidenza, poi lo prese e lo vuotò. Ne uscì fuori una pietruzza gialla, e cenere, cenere annerita dal tempo.
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 0
- Che m'importa d'un pitocco idiota? Impiccalo! Bevi, bevi ancora, Innassié; noi abbiamo fretta di ripartire. Ebbene, sì, al ritorno passerò nel tuo piccolo ovile; fammi trovare un capretto arrostito.
- Va bene, ti farò trovare il capretto arrostito...