Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 155
Rivedeva il carrozziere dai baffi gialli e dalle guancie gonfie; ed a misura che la corriera si avvicinava a Mamojada, la suggestione dei ricordi diventava quasi dolorosa.
p. 155
Ad una finestra apparve un viso scarno e giallo di donna ammalata, che guardò la vettura con due grandi occhi verdognoli, pieni di stupore.
p. 155
Nell'arco del mantice si disegnava lo stesso paesaggio che egli aveva intraveduto quel giorno, mentre abbandonava la testolina sulle ginocchia di lei, e stendevasi lo stesso cielo di un azzurro chiaro melanconico.
p. 156
La corriera riprese il viaggio: ecco Mamojada, emergente tra il verde degli orti e dei noci, col campanile chiaro disegnato sull'azzurro tenero del cielo; da lontano il quadretto aveva le tinte delicate d'un acquerello, ma appena la corriera si inoltrò su per lo stradale polveroso, il profilo del paesetto prese tinte cupe, ancor più forti di quelle del paesaggio.
p. 156
Egli ricordò la donna che zappava, con le sottane cucite fra le gambe, e il gatto bianco che si slanciava contro la lucertolina verde guizzante sul muro.