Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945
Cenere
Grazia Deledda
p. 146
Passava e guardava come uno straniero; e nel quadro di quei tuguri neri e cadenti, in mezzo a quelle figure semplici primitive, gli sembrava di essere un gigante di passaggio. Sì, gigante ed uccello: gigante per la sua superiorità, uccello per la sua gioia.
p. 147
In quel momento pareva ad Anania che, come toccava l'anellino di Margherita, avrebbe potuto, stendendo il braccio, sfiorare la luna o stringere nel pugno il canto dei grilli...
p. 147
Le strinse il polso, premé un dito sulla perla di uno dei suoi anelli, le guardò le unghie, distinguendone le macchiette bianche: sì, tutto era vero, visibile, tangibile.
p. 147
Anania credeva di vedere i folletti suonatori e nello stesso tempo scorgeva distintamente la camicetta rosea, la catenella e gli anellini di Margherita.
p. 148
Le galline dormivano già, ed anche il porchetto dormiva.